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Tutti conoscono l’aneddoto che racconta di San Martino che divise il proprio mantello con un mendicante e che il giorno dopo, al risveglio per miracolo, se lo ritrovò intero.
Tecnicamente il mantello del santo era una “cappa” che in lingua latina significa appunto “mantello”, cioè un ampio soprabito senza maniche in uso in Europa Occidentale nel corso del Basso Medioevo ed il cui utilizzo si è protratto fino all’età moderna.
Lo si può considerare un’evoluzione del “capperone” un indumento medioevale da lavoro.
Nello specifico fu destinato ai “bellatores” cioè a quella classe sociale della nobiltà europea che erano letteralmente “colore che combattono”, cioè proteggevano la società attraverso la guerra.
(Si pensi ai famosi romanzi di “cappa e spada”).
Poiché i militari portavano una “cappa” corta, questa fu detta “cappella”.
La famosa “cappella” di San Martino, fu considerata una reliquia, in possesso dei re francesi della dinastia dei Merovingi; Carlo Magno la fece conservare nell’oratorio del suo palazzo di Aquisgrana che da allora fu chiamata Aix la Chapelle.
Il termine latino ”cappella” passò ad indicare per estensione l’oratorio che conteneva quel corto mantello e le persone incaricate della sua custodia furono dette “cappellani”.
In seguito per ulteriore estensione, tutte le chiesette furono chiamate “cappelle” e tutti i sacerdoti ad esse preposti, “cappellani”.
La “cappa” divenne anche simbolo della carica del priore di un monastero.
Infine si ritiene che dalla cappa di Martino abbia preso il nome perfino la dinastia francese dei Capetingi.
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Cappa - Caltignaga-Morghengo (NO) - San Martino
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